Teatro greco di Agrigento

Lo scorso 9 aprile Magna Grecia ha cercato di ritrovare le proprie, ataviche radici organizzando una serata integralmente dedicata alla Sicilia ed alla sua ancestrale civiltà. Purtroppo la serata, magistralmente organizzata, ha visto l’assenza proprio della Presidentessa dell’Associazione. Carla, dopo aver speso tutte le Sue energie per dare vita all’evento, è stata colta da un improvviso malore che Le ha impedito di essere presente. E’ stata egregiamente sostituita nella regia dell’incontro da Nino Scuderi e da Susanna Cinque ma, comunque, desidero farLe pervenire, a nome di tutti i Soci di Magna Grecia, i più affettuosi auguri di pronta guarigione. Forza CARLA, vogliamo rivederTi al più presto energica e pimpante come al solito!

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Ma torniamo all’evento culturale tema della serata, la “Cultura sicula”. Poiché la cucina ha una forte valenza culturale e, in generale, la gastronomia è un aspetto che caratterizza lo stile di vita delle varie popolazioni, l’inizio della serata non poteva non essere dedicato ad un itinerario che prevedeva la degustazione di piatti caratteristi della Trinacria. Il menù sopraffino, confezionato dalle cucine del Circolo Unificato Esercito e concluso (ovviamente) da una portata di cannoli siciliani, ha riscosso un incondizionato successo presso i …… Soci convenuti a Palazzo Zacco con i loro familiari ed amici.

E’ poi seguita un’immersione nel passato più lontano della storia e dell’arte con l’intervento dell’archeologo, storico Professor Giovanni Gorini, Ordinario di Numismatica presso l’Università di Padova e vice presidente della Commissione Internazionale della Numismatica (UNESCO), membro corrispondente della Accademia Pontificia di Archeologia di Roma e della Accademia Galileiana di Padova. Visiting professor presso l’American Numismatic Society di New York, all’École des Hautes Études di Parigi e all’Università Statale Hongo di Tokyo. Nel 1987 gli è stata conferita la medaglia della Società Numismatica Francese. I suoi campi di interesse riguardano le monete greche della Magna Grecia e delle zecche Adriatiche, le monete celtiche e le monete romane rinvenute nel Nord Est d’Italia. Dal 1986 coordina il Centro di Catalogazione Informatica dei Beni Numismatici della Regione Veneto, per il quale ha curato l’edizione di 12 volumi relativi alla collana “Ritrovamenti monetali di età romana nel Veneto”. Dal 1998 fa parte della "Commissione permanente della Moneta" del Ministero del Tesoro della Repubblica Italiana, etc., etc. E’ opportuno precisare che gli “eccetera” non alludono ad attività/interessi culturali di minore valenza ma si sono resi necessari solo per esigenze di sintesi.

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Ovviamente l’interesse del Prof. Gorini per la Magna Grecia, testimoniato (ad esempio) dal Suo volume “La monetazione inclusa nella Magna Grecia” (1975), non poteva non estendersi alle altre realtà archeologiche presenti in tutta la Sicilia e si è reso palese con l’illustrazione di un’attività tutt’ora in divenire, legata ai lavori di scavo del Teatro Greco di Agrigento. Premettiamo una notazione di carattere culturale; per i Greci la frequentazione di un teatro non veniva considerata un’occasione di divertimento ma di arricchimento culturale, tanto che gli spettatori non pagavano l’ingresso ma ricevevano un compenso dallo Stato. Questa considerazione, nel passato, ha suscitato le perplessità di tutti gli studiosi che non comprendevano i motivi per cui, in un insediamento dell’importanza di Agrigento, risalente al 581 a.C., non fosse stato individuato un teatro. L’edificio doveva sicuramente esistere anche perché citato nel 40 d.C. da Sesto Giulio Frontino, politico, funzionario e scrittore romano che narra di un discorso ivi tenuto dal generale cartaginese Amilcare, durante la I guerra punica. Dopo questo accenno sull’edificio scese il silenzio e, come poi accertato in anni recenti, si può solo dire che le sue pietre vennero utilizzate per la costruzione della Cattedrale di Agrigento. Questa spoliazione dei resti delle civiltà antiche, avviata a partire dal XIII secolo rappresentava una pratica usuale nel medioevo; si pensi che gran parte dei vecchi palazzi veneziani sono stati edificati con materiale tratto dalle cave di pietra e marmo più vicine, cioè con i resti della Padova romana, trasportati in loco da barconi caricati al Portello.

L’interesse per il teatro viene risollevato da Tommaso Fazello (Sciacca, 1498 - Palermo, 1570), che può essere considerato uno dei padri fondatori della topografia storica e dell'archeologia e che, nel suo “De rebus siculis”, parla delle fondazioni dell’edificio.

Le ricerche sul campo vennero avviate nel 1920 dal Capitano dell’Esercito Inglese Alexander Hardcastle e cessarono con la sua morte nel 1933, senza aver avuto successo. Ugualmente negativi i risultati delle indagini effettuate con l’esame di fotografie aeree negli anni ’80 e solo nel 1994, esaminando fotogrammi scattati utilizzando i droni (che volano a quote molto più basse) vennero individuate le prime tracce del complesso, successivamente confermate dalle visioni ottenute con i Georadar, che permettono lo studio del “primo sottosuolo”.

Finalmente, nel 2016 viene definita l’area di scavo ed i primi resti dell’edificio compaiono nel novembre dello stesso anno. Attualmente gli scavi non sono ancora stati ultimati (altro effetto negativo del Covid) ma sono giunti ad uno stato che potremo definire avanzato, anche se non è ancora stato avviato uno studio stratigrafico, che permetta di determinare le eventuali pre-esistenze costruttive. L’esposizione del Prof. Gorini, corredata da un ampia gamma di slides integrative, ha permesso a tutti gli astanti di entrare nel vivo del problema e rivivere, passo dopo passo, tutte le vicende che hanno caratterizzato prima le ricerche e poi il progressivo riemergere del complesso teatrale. Ovvi gli scroscianti applausi che hanno salutato il termine dell’affascinante ed appassionata presentazione.

Ma le sorprese della serata non sono terminate con Agrigento ed il suo teatro ma sono proseguite con un’incursione nel mondo della DANZA ORIENTALE, un accostamento non casuale ma che voleva ricordare l’influenza dell’Oriente nella cultura siciliana. In merito, non si può dimenticare la dominazione Araba in Sicilia, un periodo durato circa 250 anni (dall’827 al 1091) che ha lasciato una traccia indelebile nella cultura in tutta l'isola. Basti pensare che il nome della città di Marsala deriva dall’arabo Marsa Allāh, ossia "porto di Dio"

Ma, parlando di danza orientale è necessaria una precisazione. Se oggi il ballo moderno può essere considerato come un’occasione di puro divertimento e di contatto sociale, nell’antichità era una pratica che conpletava le cerimonie religiose ed aveva fini propiziatori o volti ad onorare le divinità. In particolare quella orientale è considerata una delle più antiche danze del Medio Oriente, diffusa soprattutto in Egitto, Libano, Iraq, Turchia, Paesi Bassi del Medio Oriente, Maghreb. E’ una pratica religiosa che prende probabilmente avvio in Mesopotamia alla fine del III millennio a.C., per poi diffondersi in tutta l’area, dall’India all’odierno Marocco. In particolare, le prime danze sacre dovrebbero risalire al culto della dea Ishtar, la divinità femminile più importante nel mondo assiro-babilonese; era la dea dell'amore e della guerra.

Anche in questo campo però il tempo ha determinato profondi cambiamenti; Attraverso i secoli la Danza si allontanò progressivamente dai riti propiziatori legati alle varie divinità (Iside, Ishtar, Venere), cambiando la sua funzione da socio-religiosa a forma di intrattenimento, soprattutto durante le feste popolari, le cerimonie, etc. Per introdurci in questo mondo affascinante Magna Grecia ha ovviamente chiamato un’eccellenza del settore, la Maestra Caterina Ruzzon, Direttrice del Centro Danza Arte e Cultura del Medio Oriente e membro della Commissione Tecnica Nazionale A.N.M.B. (Associazione Nazionale Maestri di Ballo) - Danze Orientali.

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A dimostrazione della grazia e del fascino che sprigiona dalle movenze del corpo legate alla danza, la Maestra si è esibita in due balli. Il primo brano, “Golden Era”, è stato composto negli anni ’50 ed è caratterizzato da ritmi e gestualità tipiche di quel periodo. Il secondo, nato in tempi più recenti, che rappresenta l’evoluzione della Danza Orientale, la sua costante trasformazione per seguire i gusti e le tendenze dell’epoca moderna. E’ più che scontato dire che entrambe le performances sono state ampiamente gradite dai presenti, che hanno potuto apprezzare la grazia e la contemporanea voluttuosità di una “danza del ventre” eseguita coniugando con stilemi moderni movimenti nati in un lontano passato. Concludiamo questa cronaca della serata tributando un sincero ed incondizionato plauso alla Presidentessa di Magna Grecia, Carla Angileri, che ha saputo portare l’attenzione di tutti su tre elementi fondamentali della cultura siciliana, cioè gli aspetti afferenti a:

  • realtà gastronomica, con un menù specifico, ottimamente ideato, confezionato e presentato;
  • panorama storico – architettonico, attraverso un viaggio in un area, Agrigento, particolarmente importante dell’isola;
  • capacità di assorbimento – appropriazione di modelli culturali esterni, completamente difformi rispetto a mentalità, usi e costumi preesistenti.

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Una sola nota dolente. E’ stato veramente un peccato che l’ideatrice di una serata così interessante e coinvolgente non abbia potuto essere presente per ricevere un applauso corale ampiamente meritato. GRAZIE CARLA.

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Roberto Giacalone

Autore dell'articolo.