INCONTRO DEL 13 OTTOBRE 2018
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Il prossimo incontro socio-culturale avrà luogo sabato 13 ottobre p.v. alle ore 19.30 presso il ristorante La Bulesca di Rubano.
Il programma della serata sarà:
MAGIA
Il presente invito è esteso agli Amici - Soci della Associazione Dante Alighieri.
Per ragioni organizzative si prega di confermare la Vostra adesione al convegno a Giovanni Angileri (email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - tel. 366 9976 428 - 347 822 4020) o dal sito facendo click qui: www.assomagnagrecia.it. Grazie
TORNEO DI BURRACO
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A.S.D. PATAVINA BURRACO
in collaborazione con
ASSOCIAZIONE MAGNAGRECIA PADOVA
ORGANIZZA
TORNEO DI BURRACO
SABATO 06 OTTOBRE alle ore 15.00
a favore di
AISM
Associazione Italiana Sclerosi Multipla
Presso Impianti sportivi Petrarca Scherma
Via Guido Gozzano 64 Padova (Zona Guizza)
QUOTA ISCRIZIONE TORNEO € 20,00
Informazioni Susanna 333 6287459
Prenotazioni possibilmente entro il 30 settembre
Diego.Agostini Tel. 380 135 1442 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Accreditamento dalle 15.00 alle 15.30
ESTATE 2018
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L'ASSOCIAZIONE MAGNA GRECIA augura a tutti BUONE VACANZE e ricorda i prossimi appuntamenti:
- sabato 13 ottobre 2018
- venerdì 14 dicembre 2018
DANZE POPOLARI … E NON SOLO
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Dopo averci fatto incontrare i balli della seconda metà dell’Ottocento, la pizzica salentina, i canti natalizi, Magna Grecia ha deciso di continuare ad esplorare l’universo musicale con un’incursione nel “pianeta delle danze popolari”, cioè nel luogo in cui cultura, vita, storia e tradizioni di una popolazione si saldano in una sintesi armonica, visivamente espressa dalle movenze dei corpi. Ma, prima di iniziare a parlare della serata che Carla e Giovanni hanno offerto ai circa 120 partecipanti, chiediamoci: cos’è la danza?
Tralasciando il significato puramente “sessuale” delle movenze con le quali molti animali (e non solo!) cercano di attrarre l’attenzione di una/un partner, limitiamo l’esame al solo ambito umano.
Se partiamo “dall’alba della storia dell’uomo” possiamo dire che la danza era una forma di preghiera con la quale si impetravano gli dei per la vittoria su un nemico, per l’esito della caccia o, ancora, per esorcizzare la paura dell’inconscio. Con il trascorrere dei millenni ha perso le sue valenze sacrali e magiche per trasformarsi in un’espressione di gioia o di dolore usata per esplicitare sentimenti quali coesione sociale, necessità identificativa, esigenze ricreative o cerimoniali al punto che, possiamo dire, la danza è ormai entrata a far parte del DNA umano. Chi, ascoltando un’esecuzione musicale, non muove la testa, un piede o non “tamburella” con le dita seguendone il ritmo? Se questi movimenti, quasi inconsci, compaiano solo raramente nel caso della cosiddetta “musica colta” (classica o sinfonica) quando l’animo è rapito da altre sensazioni, diventano praticamente irrefrenabili in presenza di un brano di musica popolare, quando possono essere interpretati come l’esternazione di una danza intima, la partecipazione personale ad un momento rituale collettivo.
Proprio il termine “collettivo” qualifica la partecipazione ad una danza popolare, quale momento in cui l’individuo si annulla per trasformarsi in portatore dello spirito, della vita intima della società a cui appartiene. E così come la società si evolve nel tempo, anche la danza si trasforma, proponendosi come rappresentazione visibile dello spirito (invisibile) della comunità che la esprime. Dai primi balli popolari, espressione di società contadine ripiegate su sé stesse, che vedono i ballerini generalmente disposti in cerchio e rivolti verso il centro a dimostrazione di una completa chiusura verso l’esterno, passiamo nel tempo ad una dimostrazione di maggior accettazione dello “altro da sé” con l’alternarsi di movenze “centripete” ad altre “centrifughe”, per giungere infine alla completa rottura del cerchio con una disposizione dei figuranti in righe parallele, quasi a sottolineare la completa apertura verso l’esterno. Anche la figura della donna subisce un’evoluzione. Mentre nelle società arcaiche, contadine i due sessi svolgevano lo stesso duro lavoro e, analogamente, nella danza la figura femminile era solo parte del gruppo, con l’evolvere dei tempi e con il mutare della condizione femminile la ballerina assume movenze e ruoli specifici che fanno da contrappunto, quasi un dialogo con la figura maschile.
Ovviamente, come ogni elemento che illustri l’evolvere della società, anche la danza popolare è diventata oggetto di studio ed ha determinato la comparsa di una nuova branca del sapere, la “etnomusicologia”, nata alla fine del 19° secolo in Germania, ma rivolta quasi esclusivamente agli ambiti orientale o africano, visti riduttivamente come esempi di “folklore minore” rispetto alle analoghe esperienze europee. Un giudizio mutato solo in tempi relativamente recenti, sotto l’influenza delle teorie evoluzionistiche di Darwin quando, finalmente, gli aspetti che caratterizzano una comunità cominciano ad essere visti sotto una visuale storica e non comparativista. Ed è proprio l’aspetto storico, che diventa contemporaneamente oggetto di studio e di trasposizione scenica, che connota la ricerca condotta dai due Gruppi invitati da Carla e Giovanni per portare l’attenzione degli astanti sia sui valori formali sia sui momenti di gioia e di spontaneità che caratterizzano la danza popolare, presentata come una “Festa della vita nel castelli, nei palazzi e nelle aie”.
La Società di Danza Circolo Padovano, impareggiabilmente diretta di Adriana Buìco, ha iniziato il suo viaggio nei castelli scozzesi, individuando nei balli (Scottish Country Dances e Scottish Ceilidh Dances) che si svolgevano in quelle lontane lande l’origine di una tradizione, diffusasi poi nel resto d’Europa, che vedeva la danza assurgere al ruolo di evento sociale. Un ruolo sublimato nei palazzi ottocenteschi, quando i grandi balli venivano organizzati per celebrare le date importanti della vita o della città o della famiglia che invitava la “buona società” a feste che dovevano restare impresse nella memoria di tutti i partecipanti. Dopo la visita a “castelli e palazzi”, il Gruppo Risorgimentale Città di Lendinara, guidato in modo altrettanto efficace da Biancamaria Spalmotto, ha condotto tutti i presenti “nell’aia”, per una rivisitazione dei “balli contadini” che ha messo in luce non solo la preparazione e la bravura dei ballerini ma anche l’esplosiva gioia di vivere che traspare dall’atto della danza in sé. Entrambi i Gruppi sono riusciti nell’impresa di coinvolgere un nutrito numero di presenti che, dopo le riserve e le “rigidità” iniziali, si sono abbandonati al vortice dei balli, con esiti spesso più che commendevoli.
Come al solito, la serata si è conclusa con un altro momento di gioia, riservato alle papille gustative dei presenti, che hanno dimostrato di apprezzare molto anche gli sforzi posti in essere dalla Cucina della Bulesca.
Roberto Giacalone
BURRACO
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Cari Soci,
il torneo di burraco, annunciato per fine giugno durante la cena del 14 aprile, sarà posticipato a settembre in quanto diverse persone hanno richiesto la possibilità di fare un corso sia per principianti che per rinfrescare le regole, pertanto sarà possibile partecipare a detto corso durante i mesi di maggio e giugno tutti i LUNEDI’ sera dalle ore 20,15 presso gli impianti di PETRARCA SCHERMA in fondo VIA GOZZANO (zona Guizza).
Chi è interessato/a prenda contatto con l’organizzatrice, la vice tesoriera SUSANNA CINQUE, al n. 3336287459 oppure via e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o dal sito facendo click sul pulsante PRENOTA ORA
CARE DONNE DELLA MIA VITA
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Magna Grecia ha voluto dedicare una serata all’eterno femminino e, per farlo, Carla e Giovanni non potevano che scegliere un autore, Pirandello, per il quale la donna è il centro dell’universo creativo, il fulcro della sua visione del mondo.
Per lo scrittore, se l’uomo é il logos, la ragione, le donne sono il bios, la personificazione della vita e, nelle sue opere, le segue in un ampio ventaglio di tipologie, dalla pubertà alla maggiore età, dalla balia, alla prostituta o alla donna vecchia e illuminata dalla fede. Pirandello entra profondamente nell’anima di ciascuna di loro, rompendo le convenzioni per far emergere verità nascoste che, altrimenti, si potrebbero solo intuire.
Per fare solo alcuni esempi, è il caso de “l’ignota” (Come tu mi vuoi) in cui la protagonista si autodefinisce “… un corpo senza nome in attesa che qualcuno se lo prenda”, pronta ad offrirsi a chi le dia un’anima, in perpetua fuga verso una liberatoria scoperta di sé, nella consapevolezza che la vita è un continuo divenire, un mutamento senza fine, un eterno avvicendarsi di personalità cangianti.
O, ancora, della donna uccisa dall’amante (All’uscita) che, alle porte del cimitero dove è sepolta, medita fra sé ed è condannata ad una perpetua, intima lotta fra il riso amaro, suscitato dal ricordo della sua vita, ed un pianto accorato, alla vista di un bambino che mangia un melograno, simbolo della morte.
E come non ricordare Donata, la protagonista di “Trovarsi”, un’attrice che non sa riconoscersi nella realtà quotidiana e che nella vita vera si sente persa. Neppure i sentimenti l’aiutano a trovare se stessa e solo sul palcoscenico riesce a raccontare perfettamente (e fintamente) l'amore, una finzione più intensa e reale della stessa realtà.
Comunque, la donna di Pirandello è quasi sempre al vertice di un triangolo amoroso in cui la contrapposizione fra lei, lui e l’altro può essere letta come la trasposizione dell’eterno conflitto che agita l’animo dell’essere umano.
Poiché nel corso di una serata non era materialmente possibile dare una panoramica completa dell’universo femminile pirandelliano, è stato scelto un percorso più breve, ma ugualmente significativo, indagando sui rapporti personali dello scrittore con le donne che ha amato. A questo scopo, la Compagnia degli Inesistenti ha accompagnato i 160 presenti alla Bulesca in un appassionante viaggio dal titolo “CARE DONNE DELLA MIA VITA - Lettere d'amore di Luigi Pirandello”.
La prima tappa di questo itinerario è stata dedicata ad Antonietta, la fidanzata, presentando una lettera nella quale, oltre all’amore per la futura moglie, già compaiono le tormentate verità che connoteranno tutta la sua produzione letteraria, come quando paragona la vita ad un immenso labirinto dove non è possibile distinguere il giusto dall’ingiusto.
La seconda lettura è stata dedicata a Caterina Ricci Gramitto, la madre ormai morente, lettera nella quale Pirandello esprime tutto il suo dolore per non poterle essere accanto e non poter avere il conforto del suo sguardo. Quest’ultima testimonianza d'affetto è stata seppellita insieme a Caterina e la sua copia, conservata dai familiari, e' stata rintracciata nell'archivio degli eredi nel 1997.
Ovviamente il centro di questa rivisitazione non poteva essere occupato da altri che non fosse Marta Abba, “l’eletta”, come la definisce lo scrittore, che ebbe con lei un fittissimo scambio epistolare, più di 600 lettere.
S’erano conosciuti nel 1925, Lei una giovanissima e promettente attrice milanese di 24 anni, Lui, scrittore già affermato, stava per compierne 58.
Pirandello, nonostante la fama già acquisita, voleva mettersi alla prova anche con il teatro. Per questo aveva dato vita alla “Compagnia del teatro d’Arte” a Roma ed era alla ricerca di una “prima donna” che completasse il cast. Dopo aver letto una critica particolarmente favorevole di Marco Praga, che parlava di Marta come una giovane artista impetuosa, passionale ed esuberante decise di scritturarla. Fu l’inizio di un sodalizio che si protrasse sino alla morte e che vide una Marta Abba insuperabile nel calarsi nei ruoli più intimi, nell’interpretare i personaggi più emblematici, nel penetrare ogni singolo spasimo di un animo complesso e tormentato, come quello di Pirandello, tanto che lei diventerà, in Italia e nel mondo, l’immagine vivente del teatro pirandelliano.
Il loro non fu un legame fisico, ma può definirsi la storia di una passione mancata. Un amore platonico vissuto da un lato, sul filo della disperazione di un uomo ormai in declino fisico, che attinge energia nella di lei freschezza esuberante. Dall’altro è Il rapporto tra il Maestro e la sua Musa, legata indissolubilmente a colui cui deve la sua carriera di attrice e la sua formazione intellettuale. Per lui è passione, (“Sono come tu mi vuoi e se non mi vuoi più, io, per me stesso, non sarò più nulla e vivere non mi è più possibile”); per lei è ammirazione.
Di lei l’Autore scriverà in uno dei passi più intimi delle sue epistole: “Ho tutta la mia vita in Te, la mia arte sei Tu; senza il tuo respiro muore: Tu stai creando e non lo sai, Tu con la potenza della Tua arte, coi toni della Tua inimitabile voce, col fulgore dei tuoi occhi che trovano lo sguardo per ogni passione, stai creando con l’ardore della Tua mente, del Tuo cuore, da tutta la Tua persona è venuto in me, perché io lo trasfonda nell’opera che attraverso te sto scrivendo e che non è mia ma Tua: creazione Tua”
Le letture presentate, oltre a mettere in luce tutta la complessità e la profondità dei sentimenti provati da Pirandello per Marta ed espressi con parole spesso cupe, dettate dalla consapevolezza dei limiti che gli erano imposti dall’età, hanno posto l’accento anche sui rapporti che egli ebbe con il fascismo e con Benito Mussolini, rapporti viscerali e contraddittori, forse dettati anche dall’esigenza improrogabile di salvare la sua arte. Da un lato lo scrittore avverte come essenziale la presenza del duce “ un uomo come lui è necessario”, dall’altro ne prende le distanze perché la complessiva indifferenza del duce di fronte alle esigenze del teatro e le conseguenti difficoltà in cui versano quasi tutte le compagnie teatrali gli fa esclamare “… l’Italia a Pirandello taglia i viveri, e lo vessa di tasse, e rischia di farlo morir di fame”.
Per quanto riguarda la “Compagnia degli Inesistenti” possiamo dire una sola cosa: FORTUNATAMENTE ESISTONO! Già conosciuti ed apprezzati per averci accompagnato in altre incursioni nell’universo pirandelliano, proponendoci le commedie “L’uomo dal fiore in bocca” e “L’altro figlio”, questa volta si sono cimentati in una rappresentazione decisamente più complessa. Se per un attore può essere (teoricamente) semplice calarsi nelle vesti di un personaggio, facendo propria la trama della piece, appare decisamente più complesso trasmettere il pathos sottinteso in una lettera, una comunicazione personale, che fotografa la situazione presente, le cui connessioni con il vissuto dell’estensore possono essere percepite solo attraverso un’operazione di ricerca storico-psicologica. Operazione puntualmente portata avanti dagli “Inesistenti” che hanno saputo trasmettere agli astanti sia la sofferta, tormentata e repressa passione di Pirandello sia l’algida ammirazione che Marta Abba provava per lui. Sensazioni, sentimenti resi perfettamente percepibili, che hanno catturato l’attenzione di tutti i presenti che hanno espresso la loro partecipazione con uno scrosciante applauso che ha accompagnato la fine della rappresentazione e l’inizio della degustazione del raffinato menù (strettamente siculo) offerto dal ristorante della Bulesca. (Roberto Giacalone)
Incontro del 14 aprile 2018
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Il prossimo incontro socio-culturale avrà luogo sabato 14 aprile p.v. alle ore 19.45 presso il ristorante La Bulesca di Rubano. Il programma della serata prevede:
CARE DONNE DELLA MIA VITA
A cura della Compagnia teatrale "Gli Inesistenti" di Padova.
Il presente invito è esteso agli Amici - Soci della Associazione Dante Alighieri.
Come di consueto il DJ Alfonso allieterà gli ospiti con le note della sua musica. In attesa di incontrarVi numerosi con Coniugi ed Amici, porgo a tutti un caro saluto. Giovanni Angileri
Per ragioni organizzative si prega di confermare la Vostra adesione al convegno a Giovanni Angileri (email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - tel. 366 9976 428 - 347 822 4020) o dal sito facendo click qui: www.assomagnagrecia.it. Grazie
PIANOFORTE A QUATTRO MANI
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Prima di iniziare a ricordare e rivivere un’impareggiabile serata musicale, è tristemente doveroso dedicare un pensiero affettuoso ad un amico che ci ha lasciato. I due mesi trascorsi dall’incontro di pre-natalizio al 17 febbraio sono stati caratterizzati da un evento che ci ha profondamente colpito, la scomparsa di Sergio Scimeca, un compagno che si era trasformato in un simbolo della nostra Associazione. A Lui va il nostro sentito ricordo ed alla Sua Famiglia la nostra vicinanza. Coraggio Giulia, Ti siamo accanto !
Lasciando le notazioni tristi e venendo alla serata trascorsa, dobbiamo rilevare che Magna Grecia non ha abbandonato il mondo delle note e, dopo averci fatto assaporare le dolci “carol” che caratterizzano il Natale, è entrata con decisione nell’empireo della musica classica, proponendo ai Suoi ospiti un incontro con quelle “eccellenze” che ne hanno ampliato i confini al limite del sublime. Per permettere a tutti di comprendere pienamente il mondo di Brahms, Bizet, Rachmaninov, Rossini (solo per citare i più famosi), Carla e Giovanni sono riusciti a “catturare” due pianisti di fama internazionale, Franco Angeleri e Micaela Mingardo, che hanno saputo creare atmosfere ora rarefatte ed eteree, ora corpose e vivaci, affascinando i 190 amici convenuti alla Bulesca. Poche righe per parlare dei due protagonisti della serata, una coppia affiatata non solo sul palco ma anche nella vita.
E’ difficile comprimere in poco spazio gli eccezionali curricola dei due artisti.
Franco Angeleri, si è diplomato con la massima votazione, la lode e la menzione speciale a Padova, ha vinto numerosissimi premi in Italia ed all’estero e si è esibito oltre che in Italia ed in Europa, nelle Americhe, in Giappone e Sud Africa come solista, con orchestra e in duo, con Micaela Mingardo. Già Titolare di Cattedra di Pianoforte Principale presso i Conservatori di Bologna, Venezia e Padova è ora Direttore della Fondazione Musicale “Masiero e Centanin” e del Museo di Pianoforti antichi di Arquà Petrarca.
Micaela, diplomata a soli 16 anni al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, ha un “cursus honorum” non meno imponente. Numerose e brillanti sono le sue affermazioni a Concorsi nazionali e internazionali. La sua attività l’ha portata ad esibirsi come solista, con orchestra, in Duo pianistico con Franco Angeleri, in Duo con il figlio violinista Giovanni Angeleri, nei principali Paesi d'Europa e delle Americhe, in Sud Africa, Turchia, Giappone, ed a partecipare in quei Paesi a trasmissioni radiofoniche e televisive. È titolare di cattedra di Pianoforte principale al Conservatorio di Padova.
Ma veniamo alla serata offertaci da Magna Grecia in cui, fra l’altro, abbiamo potuto apprezzare, oltre all’ottima cucina, anche l’altrettanto ottima acustica garantita dalla sala della Bulesca.
Il repertorio scelto spaziava da Rossini a Rachmaninoff, offrendo alla platea una panoramica completa della migliore musica da camera dell’ottocento e dei primi del ‘900, legata a “Balli e danze nel mondo”, cioè agli aspetti più accessibili di questo genere musicale, “elitario” per definizione.
L’esibizione è iniziata con un tema già trattato in una precedente riunione di Magna Grecia, una “tarantella” vista nella sua trasposizione "colta" più famosa, composta per pianoforte da Gioacchino Rossini ed intitolata “La danza”, che poi fu arrangiata per esecuzione orchestrale, insieme ad altri brani pianistici di Rossini, da Ottorino Respighi nel secolo XIX.
Ha fatto seguito un valzer, “Le Bal – La palla”, l’ultimo di un gruppo di dodici pezzi, per pianoforte a quattro mani, facenti parte dell’opera 22 chiamata Jeux d'enfants ("Giochi di bambini") composti da Georges Bizet nel 1871.
Ancora valzer con 2 brani dell’Opera 39 di Brahms, un complesso di 16 brani che recuperano le atmosfere del Ländler (danza popolare tedesca simile al valzer) più che dell'astratto valzer viennese. Sempre con Brahms siamo giunti alla 1^ di quelle “danze ungheresi” che il giovanissimo (19 anni) Johannes compose a partire dal 1852, probabilmente sotto l’influenza del violinista ungherese Eduard Réményi, compositore di musiche zigane.
Subito dopo, con il “Pas espagnol”, è stato riportato alla memoria di tutti un altro grande musicista, Gabriel Faurè, che con questo brano conclude la suite del “Jardin de Dolly”, opera composta in onore di una bambina, la figlia minore della sua amante Emma Bardac. Il brano rappresenta una delle pochissime pagine di genere della sua opera. Un pezzo scintillante di gioia, ritmi e di colori che, secondo alcuni critici, si ispirerebbe ad un bronzo equestre firmato da Emmanuel Fremiet, suo suocero.
Siamo poi passati all’ascolto della famosa danza cubana “Habanera” di Moszkowskj, uno dei più grandi virtuosi del tardo Rinascimento europeo. Da notare che da questo brano vengono fatte derivare due danze che diventeranno popolari e note in tutto il mondo, il tango e la rumba.
Il concerto si è concluso con due Polke.
La prima, “Polka Italienne”, si basa su una melodia che Rachmaninoff aveva sentito suonare agli inizi del 1900 in Italia con un vecchio organetto. Gli piacque all’istante e la trascrisse per pianoforte non appena tornato in hotel. L’edizione per pianoforte a quattro mani oggi viene considerata edizione originale. Il compositore e arrangiatore tedesco Stefan Schwalgin ha creato una nuova versione accuratamente rielaborata e sapientemente strumentata che soddisfa le circostanze e le esigenze di una moderna orchestra e valorizza la “Polka Italienne” in meravigliosi movimenti di fiati.
La seconda, la Trisch-Trasch Polka di Strauss del 1858, fa parte del complesso di quasi 60 polke composte dal Maestro e venne presentata per la prima volta al pubblico il 21 novembre del ’58. Il nuovo lavoro fu un successo sensazionale e il Wiener Allgemeine Theaterzeitung, nella sua edizione del 27 novembre 1858, parlava dello “… enorme successo della Tritsch-Tratsch-Polka di Johann Strauss, che è stata ricevuta con gli applausi più tempestosi … non si vedeva una composizione di tale freschezza, divertente e piccante strumentazione da anni”.
C’è da dire che il 17 sera gli applausi che hanno accompagnato l’esibizione dei due Maestri non sono stati indirizzati solo all’ultimo brano proposto, ma hanno punteggiato con intensità costante tutto il repertorio di cui ci hanno fatto dono, segno evidente di un apprezzamento generalizzato che non può mancare quando … “la classe non è acqua”!
Un’ultima notazione che riguarda direttamente Carla e Giovanni; nel corso della serata ha avuto modo di esibirsi anche la loro tredicenne nipotina Anna Laura che, all’impegno scolastico, somma la passione per il pianoforte ed ha eseguito un adagio di Chopin. Personalmente posso esprimere un solo giudizio: mi spiace veramente perché, fra quindici – venti anni, per età non potrò assistere alla sua esibizione quando, come protagonista, delizierà gli aderenti a Magna Grecia che saranno presenti.
Roberto Giacalone
Incontro del 17 febbraio 2018
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Il prossimo incontro socio-culturale avrà luogo sabato 17 febbraio p.v. alle ore 19.30 presso il ristorante La Bulesca di Rubano.
Il programma della serata prevede un
concerto dei maestri Franco Angeleri e Micaela Mingardo
Il presente invito è esteso agli Amici - Soci della Associazione Dante Alighieri.
Come di consueto il DJ Alfonso allieterà gli ospiti con le note della sua musica.
Per ragioni organizzative si prega di confermare la Vostra adesione al convegno a Giovanni Pistorio (email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - tel. 338 348 7270), a Giovanni Angileri (email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - tel. 366 9976 428) o dal sito facendo click qui: PRENOTA
Lutto famiglia Scimeca
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Con immenso affetto comunichiamo la grave perdita del nostro socio Sergio Scimeca; in questo doloroso momento formuliamo alla famiglia le nostre più sentite condoglianze.
Le esequie avranno luogo giovedì 11 gennaio 2018 alle ore 10.00 nella chiesa di San Pietro e Paolo di Noventa Padovana.
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